giovedì 21 novembre 2013

Dal nano da giardino alla social street.





 Contatto, questo sconosciuto. Parola sempre più controversa che oggi, in tempi di social network, diventa quasi ossimorica. Si pensi per esempio ai “contatti facebook”, persone che, in casi estremi, conosciamo solo virtualmente e con le quali non avremo mai l'opportunità di scambiare due chiacchere live. Questi contatti spesso ci vengono persino suggeriti dalla stessa piattaforma, ritenuti compatibili a noi grazie a interessi simili e amicizie comuni. Ma che contatto reale c'è tra noi e loro?
Settembre 2013. Bologna. Federico Bastiani, abitante di Via Fondazza, sente l’esigenza di stabilire un contatto concreto con i propri sconosciuti vicini di casa. L’uomo decide quindi che è arrivato il momento di fare un gesto che al giorno d’oggi ha del rivoluzionario e, dopo aver stampato numerosi volantini e averli sparpagliati per la via, utilizza proprio quel mezzo a costo zero che apparentemente crea lontananza invitando i propri vicini a iscriversi al gruppo facebook creato appositamente che chiama "Residenti in Via Fondazza - Bologna".  Si crea da subito un notevole interesse e un’allegra adesione degli abitanti della via che iniziano a interagire virtualmente tra loro. Il passo dal social network alla conoscenza in carne e ossa è brevissimo e i vicini decidono di conoscersi per poi iniziare a collaborare e aiutarsi dando così vita al fenomeno della social street.  
Questo esperimento è riuscito a crescere valicando i confini della città felsinea e, da fenomeno propriamente bolognese, sta diventando modello per altre città italiane.
A pensarci bene ai tempi dei nostri nonni, seppure in contesti piuttosto popolari, le strade, i quartieri erano naturalmente social, la dimensione di collaborazione e vita comune era la base del buon vicinato. Nell’era dell’individualismo e della virtualizzazione delle relazioni evidentemente c’è chi, forse per maggiore coraggio o per mancanza di alternative, decide di rompere il circolo vizioso e ricominciare dalla propria piccola dimensione a ricostruire quei rapporti che con gli anni si sono rarefatti quasi del tutto. Come non ringraziare quindi i residenti di Via Fondazza per averci dato un’alternativa alla radicalizzazione odierna del “vivi e lascia vivere”.
Da buona cinefila non può che tornarmi alla mente una storia di finzione che parte da basi simili. Mi riferisco al film Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain e la frase che probabilmente meglio lo semplifica è pronunciata dalla stessa Amèlie, protagonista della pellicola, che riferendosi al padre, ossessionato dal proprio nano da giardino, afferma:
Meglio consacrarsi agli altri che a un nano da giardino!

Per informazioni sulla social street potete dare un’occhiata al sito http://www.socialstreet.it/

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